Il Monte Piana è un luogo di grande rilievo storico essendo stato terreno di battaglia durante la Grande Guerra. Inoltre offre un'incredibile panoramica a 360 gradi su maestosi gruppi dolomitici quali i Cadini di Misurina, le Marmarole, il Sorapis, il Cristallo e Cristallino, Croda Rossa, Picco di Vallandro, Rocca dei Baranci, Torre degli Scarperi, Monte Paterno, Tre Cime di Lavaredo. Verso nord inoltre si possono intravedere le vette innevate della Val Aurina e del ghiacciaio austiaco Grossglockner.
Conviene salire con la jeep-navetta (5 km in poco più di 10 minuti) che parte dal versante nord del Lago di Misurina per poter avere più tempo a disposizione per percorrere i senieri in quota.
La jeep ci lascia al Rifugio maggiore Angelo Bosi, 2205 m. al cui interno si può visitare un piccolo museo privato che racchiude alcuni reperti, fotografie e documenti della Grande Guerra.
Con una scalinata si accede alla Cappella degli Eroi dedicata ai Caduti del Monte Piana.
Da qui si possono intraprendere i vari sentieri, percorribili solo a piedi, che conducono alle trincee e ai siti storici del Museo all'aperto della 1^ Guerra Mondiale.
Non vi è un percorso obbligato e tutti i tracciati che solcano l'assolato altopiano risultano facili e piacevoli! A seconda di quanti reperti storici si vogliono visitare la passeggiata può protrarsi per 2-4 ore.
Sostanzialmente la cima è un vasto altipiano gobboso, che si estende in lunghezza per circa 2 chilometri, diviso a metà da una depressione, un colletto denominato 'Forcella dei Castrati' (f.lla de i Castrade).
Mete simbolo sono:
- Capanna Carducci sulla cima Sud (privata-chiusa al pubblico) sul "versante italiano".
Raggiungibile dal Rif. Bosi in 20 minuti circa: 1 km. circa per 120 mt. di dislivello.
- Piramide Carducci, 2.324 m. monumento dedicato al poeta compositore dell'Ode al Cadore distrutto durante la guerra e ricostruito nel 1923
- Croce vicina all'Osservatorio Italiano e la Croce di Dobbiaco, spettacolare luogo panoramico verso la val di Landro, con il laghetto di Landro e Dobbiaco.
Per i camminatori più esperti vi è la possibilità di percorrere un sentiero per esperti che si protende sulle postazioni più esposte sul margine di vertiginose pareti, sentiero in parte attrezzato con cordino metallico (ferrata).
Video dell'itinerario:
Cenni storici
Nel
1866, dopo la conclusione della terza guerra d'indipendenza, l'Austria fu
costretta dai trattati a cedere il Veneto, ma non volle però cedere nella
delimitazione dei confini, conservando così il pieno dominio sulle creste e sui
punti più alti lungo tutta la frontiera, garantendosi un vantaggio sotto il
punto di vista militare]:
la commissione paritaria italo-austriaca decise che sul monte Piana la
frontiera sarebbe coincisa con il vecchio tracciato del 1753, che divideva la Repubblica
di Venezia dall'Impero austriaco, lasciando all'Austria la val Rienza. Questo
fu, lungo tutta la frontiera, l'unico punto in cui l'Italia aveva un vantaggio
dal punto di vista militare; il pianoro sommitale era per i 2/3 in possesso
italiano, le pendici meno scoscese erano tutte a favore del territorio italiano
e il monte stesso rappresentava un vero e proprio cuneo sulla val di Landro
(Höhlensteinertal, Dürrental) e quindi una posizione vantaggiosa
per un'eventuale avanzata militare verso la sella di
Dobbiaco (Toblacher Sattel) e quindi la val Pusteria
(Pusteral).
Nel
periodo dal 1792 al 1815, durante le guerre napoleoniche, tutta la val Pusteria fu
teatro di scontri e Dobbiaco passò per un breve periodo (1809–1814) sotto il
dominio italiano. Dalla seconda metà dell'Ottocento, con l'unità d'Italia e una
tranquillità diplomatica generalizzata in tutta Europa dopo la fine della guerra franco-prussiana, Dobbiaco divenne
una meta turistica grazie all'apertura della linea ferroviaria Vienna-val
Pusteria ("Südbahnlinie"). Nel 1871, con la costruzione di un
albergo della medesima "Südbahngesellschaft" (oggi centro
culturale e congressi Grand Hotel), la fama di Dobbiaco come luogo di cura e
soggiorno aumentò considerevolmente.
Gli
austriaci non abbassarono mai l'attenzione sul monte Piana, nonostante fosse
ormai soprattutto una meta turistica, e fin dai primi anni sbarrarono
completamente l'accesso alla valle di Landro subito dopo l'abitato di Carbonin
(Schluderbach), con un'opera
fortificata supportata da artiglierie in caverna posizionate su monte Rudo
(Rautkofel) e su monte Specie (Strudelkopfe). Inoltre,
questo apparente vantaggio italiano, era contrastato anche negli eventuali movimenti
di truppe sulla sommità del Piana, in quanto tutto il tavolato era controllato
dalle posizioni d'osservazione sul monte Cristallo
(Cristallkopf) e di cima Bulla (Bullkopfe) e tenute sotto il
costante controllo delle artiglierie piazzate nei forti di Landro
a nord e Prato Piazza (Platzwiese) ad ovest e
dalle bocche da fuoco situate a torre dei Scarperi (Schwabenalpenkopf) e
su torre di Toblin (Toblingerknoten);
l'accesso a Dobbiaco
era praticamente sigillato.
Non mi resta che salutarvi! Alla prossima escursione,
Elisa.